Nei dipinti si racchiude il colore in contorni incisivi, per poter dare corpo al suo universo di sensazioni, provocato dalla percezione del cosmo. I soggetti prediletti, fiori e animali, in particolare cavallo, emergono dall’osservazione quotidiana, ma le campiture di colore non scaturiscono mai dalla mera attenzione del dato naturale, né da una sterile ricostruzione mentale, ma da una rivisitazione fortemente emotiva. Alle pennellate ad olio del primo periodo, negli ultimi anni si preferisce l’uso della spatola per condensare il colore in grumi e dargli rilievo in modo tale che le superfici diventino corpose. Sulla tela si manifestano prorompenti sinfonie di colori sovrapposti ed aggrovigliati, con un loro intrinseco ordine e non in una confusa aggregazione cromatica, come potrebbe succedere.
L’animale più rappresentato oltre alle mucche, referenti della tranquillità degli ambienti domestici, è per la maggior parte il cavallo. E’ la rappresentazione della libertà dagli schemi imposti, dello sforzo di oltrepassare il limite della mente e di conoscere altri universi seppur interiori. Rapidità di pensiero che sconfina nella natura più istintuale. Liberarsi dai propri vincoli intellettuali e contattare la parte più intima di sé e poterla cosi fissare sulla tela. La sensibilità del saper tradurre la meravigliosa opera della natura si coglie anche nella resa dei fiori, indice di un senso innato del bello e della ricerca essenziale per la propria esistenza. Estetizzare la vita per renderla più armonica, accettabile e preziosa, ecco quale pregnanza può racchiudere un fiore, trasformandosi, così da elemento decorativo ad elemento significante. La pittura quindi diventa il mezzo per rapportarsi al mistero della vita ed imprimere sulla tela molto più di quanto appare. La Giacomazzi nelle sue opere rende a sé congeniale quello che osserva e cerca di renderlo familiare alla sua esistenza.
(a cura del critico d’arte Luciana Gandini)